Il piccolo Topinambur ringraziò telepaticamente Cram, il
fungo che lo ospitava. Lo faceva sempre, perché gli era veramente grato per
avergli messo a disposizione se stesso. Il fungo era ampio al suo interno, dove
la temperatura era calda e umida e aiutava la pelle di Topinambur a mantenersi
rilassata e rosea. In cambio Topinambur lo teneva pulito, lo lucidava, lo
accarezzava e lo scaldava con il suo pensiero creativo. I Piccoli Esseri
trovavano un valido supporto negli Esseri Immobili. Il piccolo Top si sedette
dentro la conchiglia imbottita che era la sua seduta preferita, incrociò le
gambe e chiuse gli occhi per concentrarsi. Visualizzò dapprima la Regina e poi
tutti gli altri piccoli Esseri e un’assemblea che includeva tutti loro. Il
messaggio era stato diramato, presto si sarebbero raccolti tutti dentro la
Grotta Azzurra, ragion per cui lui vi si avviò per primo, per poter accogliere
i primi arrivati. La Grotta Azzurra si trovava sotto la Grande Radura, al
centro del loro villaggetto. C’era un’apertura da tana di coniglio e si
accedeva ad uno spazio enorme in cui era ospitato un lago che prendeva luce da
un altro buco nel terreno e che produceva lo stesso gioco di luci di un
caleidoscopio.
Nel lago erano presenti un’infinità di piante acquatiche che
coloravano l’acqua di tinte iridescenti. L’atmosfera era psichedelica. I
Piccoli Esseri adoravano ritrovarsi lì perché quell’atmosfera nutriva la loro
creatività e stimolava loro a produrre dei pensieri energeticamente perfetti.
Inoltre dava loro chiarezza mentale e lucidità nelle scelte. Era perfetta per
l’incontro di quella sera. Uno ad uno i Piccoli Esseri arrivarono alla destinazione a loro indicata
telepaticamente:
Futon aveva parcheggiato la propria gallina nel
prato fuori dalla grotta, era molto pigro ed adorava salire in groppa
all’animale e dondolarsi a ritmo cadenzato sulle soffici piume.
Tofu, con il suo cestino di provviste da cui non
si separava mai, anche se compensava le proprie golosità con molto movimento
fisico. Era arrivato fin lì di corsa ed era ancora ansimante.
Seitan, il mugnaio e fornaio, tanto generoso e di
buon cuore, paffutello e rubicondo.
Shambala, la bella del villaggio, con le bionde
trecce grosse come due funi da acrobata.
Kuala Lumpur, la donna dalla pelle d’ebano e le
meravigliose labbra rosse che faceva sospirare tutti i Piccoli Esseri con il
molleggiare dei fianchi abbondanti.
Indonesia, i cui occhi a mandorla incantavano le
creature del bosco.
Tasmania, la strega dei Piccoli Esseri, colei che
solamente posando gli occhi su una creatura poteva “vedere” lo stato energetico
in cui si trovava, a volte anche il passato-presente-futuro contemporaneamente.
Oceania, colei che proteggeva le acque e i suoi
abitanti da quella parte della Valle.
Infine arrivò Sumo, forte e imponente pur essendo un Piccolo
Essere, custode e difensore della propria gente, soprattutto a livello
energetico, considerando la totale mancanza di emotività negativa riscontrabile
nella Valle.
Samarcanda, la dolce Samarcanda, saggia e antica
come le stelle, si apprestò a presidiare l’assemblea volgendo lo sguardo sul
suo amato Topinambur.
Ognuno prese la mano del compagno che gli o le sedeva
accanto, chiusero tutti gli occhi e lessero i dettagli del pensiero del piccolo
Topinambur. Alla fine si guardarono vicendevolmente negli occhi e Sumo, in
quanto custode, fu il primo a prendere la parola:
“Cari fratelli e sorelle”, disse in un tono insolitamente
grave per quella parte della Galassia, “se la Regina ha deciso di rispondere
alla chiamata significa che così deve essere. Possiamo fidarci pienamente di
lei e del suo metro di valutazione. Piuttosto creiamo una rete di luce che
innalzi subito l’energia di questa Valle, in modo da stimolare un pensiero
purissimo nelle menti più elevate di questo luogo.”
“Bene – disse Tasmania, in qualità di oracolo – stabiliamo
il giorno più propizio a creare l’onda di luce. Dal mio conto del Sacro Tempo
come Arte, direi che essendo ora il giorno della Tempesta Blu Cosmica, useremo
questa giornata per purificarci come l’aria dopo la pioggia e domani, giorno
del Sole Giallo Magnetico, glifo tra i segni chiari del mitico principe Pacal
Votan, ci ritroveremo alle 12 intorno
alla sacra pietra scura per il innalzare il nostro pensiero.
“Trasmetterò immediatamente l’oracolo ai fratelli Cavalli Tatuati
e alle sorelle Fate. Poi loro dirameranno il messaggio alle altre genti e
presto il momento sarà noto a tutti.” Così aveva parlato il piccolo Topinambur
detto Top, il quale subito chiuse gli occhi per richiamare alla mente il viso
dell’amico Cavallo e quello della Presidentessa delle Fate per trasmettere loro
l’oracolo.
Una luce chiara si innalzò dall’estremità superiore del
corpo di Topinambur detto Top, crescendo sempre più verso l’alto, fin quando
attraversò il soffitto roccioso della Grotta Azzurra e i Piccoli Esseri non lo
videro più. Sapevano però dove stava andando quell’Energia-Pensiero, stava
raggiungendo i suoi destinatari e il raggio di luce si sarebbe fisicamente
propagato fino a loro con la velocità della luce.
La Tribù dei Cavalli Tatuati era composta da 5 creature di natura femminile e 5 creature di natura maschile: accanto ad Astor sedeva Aldebaran, con la Sacra Stella a 5 punte tatuata sulla fronte.
Lui era il canale di connessione con il Cielo perché la
Stella era un ricettore di informazioni ad alto livello energetico. Il compito
dei Cavalli all’interno di Ashatalan era quello di far radicare l’informazione
galattica nella materia perché la loro forza li rendeva molto solidi, ma loro
agilità e leggiadria li faceva eterei. Erano quindi le creature che più delle
altre tenevano i contatti con i Signori del Tempo, per coagulare le istruzioni
necessarie all’avvicinarsi dei Tempi Profetici.
Algadir – era
il capo morale dei Cavalli Tatuati, colui che raccoglieva in sé secoli di
evoluzione della propria razza fiera e indomita. Vegliava sui membri del gruppo
ed era a lui che gli altri si rivolgevano in caso di disarmonia e squilibri.
Thorsten –
appartenente alla razza del Grande Nord della Galassia, era arrivato ad
Ashtalan per curare le proprie ferite dopo le Immense Guerre dei Spiraliani, e
si era poi ben inserito nel variopinto e altero gruppo di nobili cavalli,
decidendo di rimanere.
Durante una loro riunione, soprattutto quella presente, così
solenne, veniva a formarsi una cortina
impenetrabile di luce protettiva, una luce pura, taumaturgica, che
automaticamente alzava anche il livello energetico del luogo circostante. In
realtà i Cavalli Tatuati, oltre ad essere i Custodi della Profezia, erano
fenomenali antenne ricettive e propagatrici, co-creatrici di onde magnetiche.
Il tatuaggio che tutti avevano sulla fronte era l’organo ricettore principale,
il Sacro Simbolo che li distingueva e raffigurava la diversa tipologia
espressiva e ricettiva di ciascuno.
I loro circoli erano speciali e di natura strettamente
telepatica. Ad un osservatore esterno era evidente lo scambio, che si evinceva
dall’intensità dello sguardo di chi stava emettendo il pensiero principale e si
poteva chiaramente percepire la propagazione a cerchio dell’energia-pensiero,
che costituiva sia una protezione che un nutrimento. Questo cerchio si
compenetrò con quello emanato dai Piccoli Esseri, arricchendosi a vicenda di
nuove sfumature. La colorazione dello spazio si modificava nel momento
dell’incontro dei due fasci di luce e i
corpi dei Cavalli fremettero nell’incorporare le informazioni contenute in
quell’Energia-Pensiero.
Sarebbero stati presenti alla Pietra Scura, il giorno dopo,
all’appuntamento con le altre tribù.
La seconda derivazione del raggio emesso dai Piccoli Esseri
aveva come destinazione il Popolo delle Fate. Queste creature possiedono una
grazia innata, risuonano ad ogni movimento, perché la loro vibrazione è
talmente alta che emette una nota di cristallo purissima elevata all’ennesima
potenza. La meraviglia è che ad ogni suono si schiude un bocciolo di fiore, con
il risultato che il loro rifugio è tutto una profusione di colori e profumi
inenarrabile. Le Fate sono profondamente legate al mondo dei fiori, come tutte
le mitologie da sempre riportano, e come tutti i miti anche questo ha una
profonda radice di verità. Il fatto è che le fate e i fiori hanno la stessa
matrice originaria luminosa, incarnando la stessa scomposizione della luce in colore
e leggerezza e leggiadria.
In nessuna altra dimensione fate e fiori sono così
intrinsecamente collegati da generare questo curioso fenomeno dell’apertura
spontanea di corolle colorate. Il loro luogo di residenza si trova sopra
l’altura della Pietra Verde, una gigantesca escrescenza di giada che luccica di
luce propria a qualsiasi ora del giorno e della notte, come se possedesse un
cuore palpitante all’unisono con le magiche creaturine che la circondano, e
sicuramente è proprio così….
Grazie alla Pietra Verde e al suo irraggiamento di luce
cangiante, le fate hanno la pelle di un bel colore madreperlaceo opalino,
rilucente, che dà loro una sorta di bagliore, rendendole visibili anche da
molto lontano.
Quel giorno le 10 fate avevano già percepito il comando di
riunirsi.
Non c’è bisogno di molti segnali ad Ashtalan, una necessità
come quella attuale è facilmente captabile da chi possiede sensi così acuti. Quindi il raggio in arrivo trovò le fate già
sedute in circolo e il pensiero del piccolo Top entrò in connessione
simultaneamente con tutte le creaturine alate.
Le Fate spalancarono gli occhi e si guardarono l’un l’altra
con determinazione. Il tempo era giunto e le Fate avrebbero giocato la loro parte.
Aifòs Aìsa
Ècila
Annàira
Adaìg
Ainòs
Anùl
Elòs
Allèts
Erenèv
Le Fate sono fondamentali per la sussistenza stessa della Valle perché la loro energia ancora questo mondo magico a quello dei Grigi. La luce dorata che emanano, il trillo che le accompagna e gli innumerevoli fiori che sbocciano ovunque al loro passaggio possiedono una carica neutronica tale da formare degli agganci dorati alla fascia dell’atmosfera terrestre che racchiude le Emanazioni dell’energia-pensiero umana. Questa viene così nutrita e ripulita, dando speranza e gioia, aiutandola a vincere la forza di gravità che tante volte appesantisce la psiche umana, ostacolando la traiettoria dello sguardo psicofisico verso il Cielo.
C’è sempre necessità di lavorare alla densità vibratoria del
nostro pianeta e quel lavoro così delicato, fragile come una ragnatela dorata,
lo compiono le fate, abitando i sogni delle persone, ispirando l’arte e
contattando le fertili menti ingenue dei bimbi, quando la presenza di un
genitore troppo distratto non invalida il messaggio. Quindi in questo momento
di passaggio il loro contributo era estremamente importante perché era necessario
effettuare un lavoro di preparazione estremamente minuzioso. i Grigi dovevano
essere spinti a sognare molto e soprattutto a visitare nuovi posti del sogno,
dove potessero venire a contatto con le tribù della Valle e ricordare la loro
luce più vera, la Scintilla Brillante. Per fare ciò, bisognava emettere un
segnale globale potente, che entrasse in contatto con l’inconscio, in modo che
il Plutone residente dentro ogni essere vivente , la sua parte più inconscia, si risvegliasse e
permettesse l’apertura dell’occhio di luce.
Quello che le Fate usano è un simbolo, che fanno apparire
simultaneamente nei 4 semi emisferi a livello di protosfera, e che entra
immediatamente in connessione con l’amigdala, attivandola per i sogni.
Questo è un momento unico di interazione fisica tra i nostri
due mondi, che l’occhio percepisce come un fascio composto di miliardi di gocce
iridescenti che si compongono in una forma mitica – l’Arcobaleno. È attraverso quella luce fosforescente che i
colori sgargianti del piumaggio dei Pappagalli si scompone e può essere
percepita da noi Grigi senza creare scompensi. Certo, scompensi… come pensi che
si sentirebbe un finlandese a vedere uno stormo di pappagalli volargli sopra la
testa?
La tribù dei Pappagalli ha il compito di insegnare ai Grigi
la leggerezza. Essi sono creature ambivalenti perché la loro natura permetteva
loro di abitare i due mondi, le due realtà, il mondo eterico, creativo e libero
e quello più denso e materico. Anzi, sono, tra le Tribù della Valle, quella
che, proprio per questa capacità, ha il compito di abitare nel regno materico,
lasciando un piccolo presidio nella Valle, come ponte di collegamento e di comunicazione.
I Pappagalli si attivano sempre nelle situazioni di estremo
allarme e il loro posto preferito nella
terra dei Grigi sono i luoghi più magici, più collegati con il centro di
quel pianeta che ancora pulsa vivo sotto la coltre di grigiore che i suoi
abitanti vi hanno spalmato sopra con la loro densa potenza mentale. I
Pappagalli hanno la capacità di connettersi con quel cuore pulsante che vibra
sotto la superficie. Nei luoghi da loro abitati ci sono dei portali di
ricezione che si sono mantenuti ancora relativamente puliti. La loro forza di
luce riesce ad alzare ulteriormente l’energia che fuoriesce dal profondo,
mantenendo elevata anche la vibrazione di tutto il pianeta.
Tutti i loro colori sono catalizzatori energetici, chi li
guarda automaticamente sente il cuore battere più forte, il respiro
alleggerirsi e la mente più libera. Per questo il loro compito è quello di attirare
l’attenzione nel momento in cui le Fate evocano in Cielo il simbolo del
Risveglio.
Il loro Capo, l’Uccello più splendente, il Maestro del
Voloplanare, era Uruk, il tre volte Magnifico. Magnifico il piumaggio, magnifico
il becco, maestosa l’apertura alare.
La sua amata compagna era Europa, dolce ma implacabile nel
richiamare gli Esseri a se stessi, per riconoscere la propria Presenza-Essenza.
Questo avviene perché la sua impronta energetica è tale da evocare quel feedback nel cervello-elaboratore di chi
osserva il coloratissimo piumaggio.
L’altra coppia della magica quaterna che teneva insieme le
assi della Tribù dei Pappagalli erano Vortex e la sua compagna Bordek; la loro funzione era quella
di supportare e nutrire Uruk ed Europa durante le loro missioni nel mondo dei
Grigi, quando era importante mantenere alto il livello energetico e la densità
dei pensieri nell’etere rendevano molto difficile farlo. Le auree dei 4
volatili magici si univano in un cuneo di luce fortissimo e sparavano
brillantezza tutto intorno a miglia di distanza. Questo aumentava a dismisura
la potenza dell’effetto vibrazionale sulla Visione degli spettatori.
A loro facevano da contorno altre 3 coppie di Pappagalli
Magici:
Eutrek e la dolce Isa, i Pappagalli cantanti, unici
nella loro specie.
Dvorak e l’orgogliosa Crimilde, i pappagalli
bianco-crestati, che con la purezza del loro colore coagulavano luce
ridistribuendola intorno.
Duke e la bellissima Raja, che avevano il potere di
cacciare ed alleggerire la densità dei pensieri dei Grigi.
Anche la Tribù delle Farfalle faceva parte della popolazione
magica della Valle.
Le Farfalle, come i Pappagalli e le Fate, erano
profondamente legate all’energia dei Fiori, a quel tipo di atmosfera eterica,
leggera, vivace, allegra, briosa, sognante, amorevole, accogliente, esaltante,
funambolica e appagante. Esse si dividono in coppie e si chiamano:
Ashram e Ashley,
Rushmore e Casha
Nashville e Ishmal
Shaman e Eshar
Ashor e Shake
Le Fate erano intimamente legate ai Fiori, grazie al loro trillo
puro e acuto che favoriva la loro apparizione; i fiori attiravano le Farfalle,
le quali erano a loro volta connesse con i Pappagalli, che ne rappresentavano
l’ottava superiore.
Si veniva così a creare una scala armonica che passava
attraverso vari stati energetici e vibrazionali dal più eterico al più denso,
che comprendeva tutto lo spettro del colore, diffondendo una nota musicale tra
le più coinvolgenti, commoventi ed emozionanti.
Ora, tutto questo micro mondo era ospitato ed alimentato
dalla corrente dei forti Alberi, grandi creature maestose, che con le loro
radici che affondavano nel terreno, radicavano la magia che le loro foglie
assorbivano dall’aria di questo luogo stupefacente, radicandola nella terra,
emettevano poi a loro volta nell’aria luce pura, creatività, gioia e
autorealizzazione, che era a disposizione di tutti gli esseri che vivevano in
quei dintorni.
Gli Alberi di Ashtalan condensavano in sé tutta l’energia
benefica, erano generosi, accoglienti, calorosi ed avevano la capacità di migliorare
lo stato vibrazionale degli esseri che entravano in contatto con loro. Gli
umani che avevano la possibilità di entrare ad Ashtalan attraverso i sogni
venivano solitamente stesi sotto le fronde di questi alberi magnifici per
curare malattie psicosomatiche anche gravi.
Molte volte erano gli abitanti di Ashtalan a chiedere agli
Alberi il permesso di poter portare alcuni umani in particolari gravi
condizioni per essere guariti. In questo caso gli esseri contattavano gli umani
durante la fase REM e, dietro loro consenso, trasportavano il corpo del sogno
nella dimensione magica di Ashtalan, dove gli umani potevano essere sottoposti
a purificazione, elevazione e ristrutturazione della tonalità di energia
personale. Così questi tornavano nel mondo vigile con un principio di volontà
di guarigione che molte volte portava a compimento quello che era iniziato ad
Ashtalan.
Gli Alberi erano disposti a cerchio in una grande radura nel
centro di Ashtalan, come a voler testimoniare una centralità dell’energia che
si radicava nelle viscere più profonde, come un cuore gigante che irrorava
tutto il luogo, così come le arterie irrorano di sangue l’organismo,
ossigenandolo. Al centro del cerchio si ergeva mastodontico e furoreggiando di
colori intensi come un fuoco eterno l’Albero Padre, ATMA, colui che portava il
grande respiro, circondato dai suoi fratelli:
MATHAATMON
ATOM
AMMAN
OMAN
MEMTA
OUHM
TMAN
Gli Alberi erano funzionali al respiro di Ashtalan,
pulsavano quieti e potenti come gigantesche creature polmonati che purificavano
tutta l’energia pensiero che veniva dal pianeta dei Grigi, decantavano le parti
più dense, che diventavano humus per la valle, che riusciva a trasformare
quelle densità in cellule strutturali. I Grigi provenivano a livello di potenza
da questo luogo ed erano potenzialmente simili cellularmente a questa terra
onirica.
Il livello energetico dei Grigi era molto basso e la
presenza di Ashtlan e la cura che le sue creature ci mettevano nel volerli
aiutare, impedivano a quel triste mondo di sprofondare nella cupezza più
pesante che avrebbe portato ad una inesorabile e costante desertificazione
delle terre, fino alla completa sparizione di qualsiasi forma di vita.
L’inaridimento del pianeta dei Grigi avrebbe di riflesso significato la totale
sparizione di Ashtalan, come un processo di graduale autoassorbimento degli
spazi, come un buco nero o un autorisucchiamento verso l’interno,
un’autoeliminazione, un’autocastrazione per mancanza di scopo e obiettivo.
Il grande Respiro di ATMA si propagava all’intorno, la sua
espirazione veniva presa dall’albero a lui gerarchicamente inferiore e
trasportato per induzione tra il cerchio delle creature. Ad ogni espirazione
una nuvola dorata emanava dalle chiome, fino a diventare una nebulosa continua,
senza interruzione, che si elevava al di sopra del paesaggio, contribuendo
all’effetto luminoso così particolare di luce aurorea, alborea, rosa-dorata di
un’alba senza fine, che rendeva speciale questo luogo, indimenticabile e chi lo
aveva visitato nei sogni, come un luogo della coscienza che si può visitare
quando si viaggia usando gli occhi interiori.