giovedì 31 gennaio 2013

CAPITOLO 3 - LE 7 TRIBU' ASHTALIANE



Il piccolo Topinambur ringraziò telepaticamente Cram, il fungo che lo ospitava. Lo faceva sempre, perché gli era veramente grato per avergli messo a disposizione se stesso. Il fungo era ampio al suo interno, dove la temperatura era calda e umida e aiutava la pelle di Topinambur a mantenersi rilassata e rosea. In cambio Topinambur lo teneva pulito, lo lucidava, lo accarezzava e lo scaldava con il suo pensiero creativo. I Piccoli Esseri trovavano un valido supporto negli Esseri Immobili. Il piccolo Top si sedette dentro la conchiglia imbottita che era la sua seduta preferita, incrociò le gambe e chiuse gli occhi per concentrarsi. Visualizzò dapprima la Regina e poi tutti gli altri piccoli Esseri e un’assemblea che includeva tutti loro. Il messaggio era stato diramato, presto si sarebbero raccolti tutti dentro la Grotta Azzurra, ragion per cui lui vi si avviò per primo, per poter accogliere i primi arrivati. La Grotta Azzurra si trovava sotto la Grande Radura, al centro del loro villaggetto. C’era un’apertura da tana di coniglio e si accedeva ad uno spazio enorme in cui era ospitato un lago che prendeva luce da un altro buco nel terreno e che produceva lo stesso gioco di luci di un caleidoscopio.
Nel lago erano presenti un’infinità di piante acquatiche che coloravano l’acqua di tinte iridescenti. L’atmosfera era psichedelica. I Piccoli Esseri adoravano ritrovarsi lì perché quell’atmosfera nutriva la loro creatività e stimolava loro a produrre dei pensieri energeticamente perfetti. Inoltre dava loro chiarezza mentale e lucidità nelle scelte. Era perfetta per l’incontro di quella sera. Uno ad uno i Piccoli Esseri arrivarono  alla destinazione a loro indicata telepaticamente:
Futon aveva parcheggiato la propria gallina nel prato fuori dalla grotta, era molto pigro ed adorava salire in groppa all’animale e dondolarsi a ritmo cadenzato sulle soffici piume.
Tofu, con il suo cestino di provviste da cui non si separava mai, anche se compensava le proprie golosità con molto movimento fisico. Era arrivato fin lì di corsa ed era ancora ansimante.
Seitan, il mugnaio e fornaio, tanto generoso e di buon cuore, paffutello e rubicondo.
Shambala, la bella del villaggio, con le bionde trecce grosse come due funi da acrobata.
Kuala Lumpur, la donna dalla pelle d’ebano e le meravigliose labbra rosse che faceva sospirare tutti i Piccoli Esseri con il molleggiare dei fianchi abbondanti.
Indonesia, i cui occhi a mandorla incantavano le creature del bosco.
Tasmania, la strega dei Piccoli Esseri, colei che solamente posando gli occhi su una creatura poteva “vedere” lo stato energetico in cui si trovava, a volte anche il passato-presente-futuro contemporaneamente.
Oceania, colei che proteggeva le acque e i suoi abitanti da quella parte della Valle.
Infine arrivò Sumo, forte e imponente pur essendo un Piccolo Essere, custode e difensore della propria gente, soprattutto a livello energetico, considerando la totale mancanza di emotività negativa riscontrabile nella Valle.
Samarcanda, la dolce Samarcanda, saggia e antica come le stelle, si apprestò a presidiare l’assemblea volgendo lo sguardo sul suo amato Topinambur.
Ognuno prese la mano del compagno che gli o le sedeva accanto, chiusero tutti gli occhi e lessero i dettagli del pensiero del piccolo Topinambur. Alla fine si guardarono vicendevolmente negli occhi e Sumo, in quanto custode, fu il primo a prendere la parola:
“Cari fratelli e sorelle”, disse in un tono insolitamente grave per quella parte della Galassia, “se la Regina ha deciso di rispondere alla chiamata significa che così deve essere. Possiamo fidarci pienamente di lei e del suo metro di valutazione. Piuttosto creiamo una rete di luce che innalzi subito l’energia di questa Valle, in modo da stimolare un pensiero purissimo nelle menti più elevate di questo luogo.”
“Bene – disse Tasmania, in qualità di oracolo – stabiliamo il giorno più propizio a creare l’onda di luce. Dal mio conto del Sacro Tempo come Arte, direi che essendo ora il giorno della Tempesta Blu Cosmica, useremo questa giornata per purificarci come l’aria dopo la pioggia e domani, giorno del Sole Giallo Magnetico, glifo tra i segni chiari del mitico principe Pacal Votan, ci ritroveremo  alle 12 intorno alla sacra pietra scura per il innalzare il nostro pensiero.
“Trasmetterò immediatamente l’oracolo ai fratelli Cavalli Tatuati e alle sorelle Fate. Poi loro dirameranno il messaggio alle altre genti e presto il momento sarà noto a tutti.” Così aveva parlato il piccolo Topinambur detto Top, il quale subito chiuse gli occhi per richiamare alla mente il viso dell’amico Cavallo e quello della Presidentessa delle Fate per trasmettere loro l’oracolo.
Una luce chiara si innalzò dall’estremità superiore del corpo di Topinambur detto Top, crescendo sempre più verso l’alto, fin quando attraversò il soffitto roccioso della Grotta Azzurra e i Piccoli Esseri non lo videro più. Sapevano però dove stava andando quell’Energia-Pensiero, stava raggiungendo i suoi destinatari e il raggio di luce si sarebbe fisicamente propagato fino a loro con la velocità della luce.
La Tribù dei Cavalli Tatuati era composta da 5 creature di natura femminile e 5 creature di natura maschile: accanto ad Astor sedeva Aldebaran, con la Sacra Stella a 5 punte tatuata sulla fronte.
Lui era il canale di connessione con il Cielo perché la Stella era un ricettore di informazioni ad alto livello energetico. Il compito dei Cavalli all’interno di Ashatalan era quello di far radicare l’informazione galattica nella materia perché la loro forza li rendeva molto solidi, ma loro agilità e leggiadria li faceva eterei. Erano quindi le creature che più delle altre tenevano i contatti con i Signori del Tempo, per coagulare le istruzioni necessarie all’avvicinarsi dei Tempi Profetici.
Algadir – era il capo morale dei Cavalli Tatuati, colui che raccoglieva in sé secoli di evoluzione della propria razza fiera e indomita. Vegliava sui membri del gruppo ed era a lui che gli altri si rivolgevano in caso di disarmonia e squilibri.
Bucefalo – nero come la Notte e fiero come un gitano, era il capo della Parata che organizzava puntigliosamente.
Thorsten – appartenente alla razza del Grande Nord della Galassia, era arrivato ad Ashtalan per curare le proprie ferite dopo le Immense Guerre dei Spiraliani, e si era poi ben inserito nel variopinto e altero gruppo di nobili cavalli, decidendo di rimanere.
Ishtar – la cavalla pezzata che accudiva la Regina.

Angelita – la cavalla bianca con gli occhi azzurri, rarità di bellezza e dolcezza.
Negrita – sua sorella, custode del Seme della loro razza, quindi grande Ancella dei Cavalli Tatuati. Simbolo:
Durante una loro riunione, soprattutto quella presente, così solenne, veniva a formarsi  una cortina impenetrabile di luce protettiva, una luce pura, taumaturgica, che automaticamente alzava anche il livello energetico del luogo circostante. In realtà i Cavalli Tatuati, oltre ad essere i Custodi della Profezia, erano fenomenali antenne ricettive e propagatrici, co-creatrici di onde magnetiche. Il tatuaggio che tutti avevano sulla fronte era l’organo ricettore principale, il Sacro Simbolo che li distingueva e raffigurava la diversa tipologia espressiva e ricettiva di ciascuno.

I loro circoli erano speciali e di natura strettamente telepatica. Ad un osservatore esterno era evidente lo scambio, che si evinceva dall’intensità dello sguardo di chi stava emettendo il pensiero principale e si poteva chiaramente percepire la propagazione a cerchio dell’energia-pensiero, che costituiva sia una protezione che un nutrimento. Questo cerchio si compenetrò con quello emanato dai Piccoli Esseri, arricchendosi a vicenda di nuove sfumature. La colorazione dello spazio si modificava nel momento dell’incontro dei  due fasci di luce e i corpi dei Cavalli fremettero nell’incorporare le informazioni contenute in quell’Energia-Pensiero.

Sarebbero stati presenti alla Pietra Scura, il giorno dopo, all’appuntamento con le altre tribù.

La seconda derivazione del raggio emesso dai Piccoli Esseri aveva come destinazione il Popolo delle Fate. Queste creature possiedono una grazia innata, risuonano ad ogni movimento, perché la loro vibrazione è talmente alta che emette una nota di cristallo purissima elevata all’ennesima potenza. La meraviglia è che ad ogni suono si schiude un bocciolo di fiore, con il risultato che il loro rifugio è tutto una profusione di colori e profumi inenarrabile. Le Fate sono profondamente legate al mondo dei fiori, come tutte le mitologie da sempre riportano, e come tutti i miti anche questo ha una profonda radice di verità. Il fatto è che le fate e i fiori hanno la stessa matrice originaria luminosa, incarnando la stessa scomposizione della luce in colore e leggerezza e leggiadria.

In nessuna altra dimensione fate e fiori sono così intrinsecamente collegati da generare questo curioso fenomeno dell’apertura spontanea di corolle colorate. Il loro luogo di residenza si trova sopra l’altura della Pietra Verde, una gigantesca escrescenza di giada che luccica di luce propria a qualsiasi ora del giorno e della notte, come se possedesse un cuore palpitante all’unisono con le magiche creaturine che la circondano, e sicuramente è proprio così….
Grazie alla Pietra Verde e al suo irraggiamento di luce cangiante, le fate hanno la pelle di un bel colore madreperlaceo opalino, rilucente, che dà loro una sorta di bagliore, rendendole visibili anche da molto lontano.
Quel giorno le 10 fate avevano già percepito il comando di riunirsi.
Non c’è bisogno di molti segnali ad Ashtalan, una necessità come quella attuale è facilmente captabile da chi possiede sensi così acuti.  Quindi il raggio in arrivo trovò le fate già sedute in circolo e il pensiero del piccolo Top entrò in connessione simultaneamente con tutte le creaturine alate.
Le Fate spalancarono gli occhi e si guardarono l’un l’altra con determinazione. Il tempo era giunto e le Fate avrebbero giocato la loro parte.
Aifòs
Aìsa
Ècila
Annàira
Adaìg
Ainòs
Anùl
Elòs
Allèts
Erenèv
Le Fate sono fondamentali per la sussistenza stessa della Valle perché la loro energia ancora questo mondo magico a quello dei Grigi. La luce dorata che emanano, il trillo che le accompagna e gli innumerevoli fiori che sbocciano ovunque al loro passaggio possiedono una carica neutronica tale da formare degli agganci dorati alla fascia dell’atmosfera terrestre che racchiude le Emanazioni dell’energia-pensiero umana. Questa viene così nutrita e ripulita, dando speranza e gioia, aiutandola a vincere la forza di gravità che tante volte appesantisce la psiche umana, ostacolando la traiettoria dello sguardo psicofisico verso il Cielo.
C’è sempre necessità di lavorare alla densità vibratoria del nostro pianeta e quel lavoro così delicato, fragile come una ragnatela dorata, lo compiono le fate, abitando i sogni delle persone, ispirando l’arte e contattando le fertili menti ingenue dei bimbi, quando la presenza di un genitore troppo distratto non invalida il messaggio. Quindi in questo momento di passaggio il loro contributo era estremamente importante perché era necessario effettuare un lavoro di preparazione estremamente minuzioso. i Grigi dovevano essere spinti a sognare molto e soprattutto a visitare nuovi posti del sogno, dove potessero venire a contatto con le tribù della Valle e ricordare la loro luce più vera, la Scintilla Brillante. Per fare ciò, bisognava emettere un segnale globale potente, che entrasse in contatto con l’inconscio, in modo che il Plutone residente dentro ogni essere vivente ,  la sua parte più inconscia, si risvegliasse e permettesse l’apertura dell’occhio di luce.
Quello che le Fate usano è un simbolo, che fanno apparire simultaneamente nei 4 semi emisferi a livello di protosfera, e che entra immediatamente in connessione con l’amigdala, attivandola per i sogni.
Nel momento in cui il simbolo compare ripetuto nei 4 semi emisferi, il nostro inconscio reagisce immediatamente rilassandosi e lasciando andare le tensioni dovute agli intrecci e ingarbugliamenti delle varie personalità. La semplice emanazione energetica del simbolo serve già a innalzare la vibrazione dell’inconscio collettivo, quindi tutta l’operazione risulta relativamente veloce. Ad enfatizzare ed attirare l’attenzione dello sguardo umano ci pensano i coloratissimi Pappagalli, una delle altre tribù, i quali si alzano in volo in varie parti del pianeta per svegliarci dalle quotidiane occupazioni e farci agganciare lo sguardo al simbolo.
Questo è un momento unico di interazione fisica tra i nostri due mondi, che l’occhio percepisce come un fascio composto di miliardi di gocce iridescenti che si compongono in una forma mitica – l’Arcobaleno. È  attraverso quella luce fosforescente che i colori sgargianti del piumaggio dei Pappagalli si scompone e può essere percepita da noi Grigi senza creare scompensi. Certo, scompensi… come pensi che si sentirebbe un finlandese a vedere uno stormo di pappagalli volargli sopra la testa?
La tribù dei Pappagalli ha il compito di insegnare ai Grigi la leggerezza. Essi sono creature ambivalenti perché la loro natura permetteva loro di abitare i due mondi, le due realtà, il mondo eterico, creativo e libero e quello più denso e materico. Anzi, sono, tra le Tribù della Valle, quella che, proprio per questa capacità, ha il compito di abitare nel regno materico, lasciando un piccolo presidio nella Valle, come ponte di collegamento e di comunicazione.
I Pappagalli si attivano sempre nelle situazioni di estremo allarme e il loro posto preferito nella  terra dei Grigi sono i luoghi più magici, più collegati con il centro di quel pianeta che ancora pulsa vivo sotto la coltre di grigiore che i suoi abitanti vi hanno spalmato sopra con la loro densa potenza mentale. I Pappagalli hanno la capacità di connettersi con quel cuore pulsante che vibra sotto la superficie. Nei luoghi da loro abitati ci sono dei portali di ricezione che si sono mantenuti ancora relativamente puliti. La loro forza di luce riesce ad alzare ulteriormente l’energia che fuoriesce dal profondo, mantenendo elevata anche la vibrazione di tutto il pianeta.
Tutti i loro colori sono catalizzatori energetici, chi li guarda automaticamente sente il cuore battere più forte, il respiro alleggerirsi e la mente più libera. Per questo il loro compito è quello di attirare l’attenzione nel momento in cui le Fate evocano in Cielo il simbolo del Risveglio.
Il loro Capo, l’Uccello più splendente, il Maestro del Voloplanare, era Uruk, il tre volte Magnifico. Magnifico il piumaggio, magnifico il becco, maestosa l’apertura alare.
La sua amata compagna era Europa, dolce ma implacabile nel richiamare gli Esseri a se stessi, per riconoscere la propria Presenza-Essenza. Questo avviene perché la sua impronta energetica è tale da evocare  quel feedback nel cervello-elaboratore di chi osserva il coloratissimo piumaggio.
L’altra coppia della magica quaterna che teneva insieme le assi della Tribù dei Pappagalli erano Vortex e la sua compagna Bordek; la loro funzione era quella di supportare e nutrire Uruk ed Europa durante le loro missioni nel mondo dei Grigi, quando era importante mantenere alto il livello energetico e la densità dei pensieri nell’etere rendevano molto difficile farlo. Le auree dei 4 volatili magici si univano in un cuneo di luce fortissimo e sparavano brillantezza tutto intorno a miglia di distanza. Questo aumentava a dismisura la potenza dell’effetto vibrazionale sulla Visione degli spettatori.
A loro facevano da contorno altre 3 coppie di Pappagalli Magici:
Eutrek e la dolce Isa, i Pappagalli cantanti, unici nella loro specie.
Dvorak e l’orgogliosa Crimilde, i pappagalli bianco-crestati, che con la purezza del loro colore coagulavano luce ridistribuendola intorno.
Duke e la bellissima Raja, che avevano il potere di cacciare ed alleggerire la densità dei pensieri dei Grigi.
Anche la Tribù delle Farfalle faceva parte della popolazione magica della Valle.
Le Farfalle, come i Pappagalli e le Fate, erano profondamente legate all’energia dei Fiori, a quel tipo di atmosfera eterica, leggera, vivace, allegra, briosa, sognante, amorevole, accogliente, esaltante, funambolica e appagante. Esse si dividono in coppie e si chiamano:
Ashram e Ashley,
Rushmore e Casha
Nashville e Ishmal
Shaman e Eshar
Ashor e Shake
Le Fate erano intimamente legate ai Fiori, grazie al loro trillo puro e acuto che favoriva la loro apparizione; i fiori attiravano le Farfalle, le quali erano a loro volta connesse con i Pappagalli, che ne rappresentavano l’ottava superiore.
Si veniva così a creare una scala armonica che passava attraverso vari stati energetici e vibrazionali dal più eterico al più denso, che comprendeva tutto lo spettro del colore, diffondendo una nota musicale tra le più coinvolgenti, commoventi ed emozionanti.
Ora, tutto questo micro mondo era ospitato ed alimentato dalla corrente dei forti Alberi, grandi creature maestose, che con le loro radici che affondavano nel terreno, radicavano la magia che le loro foglie assorbivano dall’aria di questo luogo stupefacente, radicandola nella terra, emettevano poi a loro volta nell’aria luce pura, creatività, gioia e autorealizzazione, che era a disposizione di tutti gli esseri che vivevano in quei dintorni.
Gli Alberi di Ashtalan condensavano in sé tutta l’energia benefica, erano generosi, accoglienti, calorosi ed avevano la capacità di migliorare lo stato vibrazionale degli esseri che entravano in contatto con loro. Gli umani che avevano la possibilità di entrare ad Ashtalan attraverso i sogni venivano solitamente stesi sotto le fronde di questi alberi magnifici per curare malattie psicosomatiche anche gravi.
Molte volte erano gli abitanti di Ashtalan a chiedere agli Alberi il permesso di poter portare alcuni umani in particolari gravi condizioni per essere guariti. In questo caso gli esseri contattavano gli umani durante la fase REM e, dietro loro consenso, trasportavano il corpo del sogno nella dimensione magica di Ashtalan, dove gli umani potevano essere sottoposti a purificazione, elevazione e ristrutturazione della tonalità di energia personale. Così questi tornavano nel mondo vigile con un principio di volontà di guarigione che molte volte portava a compimento quello che era iniziato ad Ashtalan.
Gli Alberi erano disposti a cerchio in una grande radura nel centro di Ashtalan, come a voler testimoniare una centralità dell’energia che si radicava nelle viscere più profonde, come un cuore gigante che irrorava tutto il luogo, così come le arterie irrorano di sangue l’organismo, ossigenandolo. Al centro del cerchio si ergeva mastodontico e furoreggiando di colori intensi come un fuoco eterno l’Albero Padre, ATMA, colui che portava il grande respiro, circondato dai suoi fratelli:
MATHA
ATMON
ATOM
AMMAN
OMAN
MEMTA
OUHM
TMAN
Gli Alberi erano funzionali al respiro di Ashtalan, pulsavano quieti e potenti come gigantesche creature polmonati che purificavano tutta l’energia pensiero che veniva dal pianeta dei Grigi, decantavano le parti più dense, che diventavano humus per la valle, che riusciva a trasformare quelle densità in cellule strutturali. I Grigi provenivano a livello di potenza da questo luogo ed erano potenzialmente simili cellularmente a questa terra onirica.
Il livello energetico dei Grigi era molto basso e la presenza di Ashtlan e la cura che le sue creature ci mettevano nel volerli aiutare, impedivano a quel triste mondo di sprofondare nella cupezza più pesante che avrebbe portato ad una inesorabile e costante desertificazione delle terre, fino alla completa sparizione di qualsiasi forma di vita. L’inaridimento del pianeta dei Grigi avrebbe di riflesso significato la totale sparizione di Ashtalan, come un processo di graduale autoassorbimento degli spazi, come un buco nero o un autorisucchiamento verso l’interno, un’autoeliminazione, un’autocastrazione per mancanza di scopo e obiettivo.
Il grande Respiro di ATMA si propagava all’intorno, la sua espirazione veniva presa dall’albero a lui gerarchicamente inferiore e trasportato per induzione tra il cerchio delle creature. Ad ogni espirazione una nuvola dorata emanava dalle chiome, fino a diventare una nebulosa continua, senza interruzione, che si elevava al di sopra del paesaggio, contribuendo all’effetto luminoso così particolare di luce aurorea, alborea, rosa-dorata di un’alba senza fine, che rendeva speciale questo luogo, indimenticabile e chi lo aveva visitato nei sogni, come un luogo della coscienza che si può visitare quando si viaggia usando gli occhi interiori.

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